L’unicità spirituale dell'ego messa a rischio estinzione, dalle teorie tendenziose dei mass-media

Adelio Morales Vaquez

Spesso, in un modo parecchio invasivo, vengono menzionati frasi estratte dalle opere dei, cosiddetti, poeti famosi dell’epoca, come se dovessero rappresentare dei concetti di vita esemplari, da seguire alla lettera.

In cuor loro però, desideravano veramente essere paragonati a dei maestri di vita?

Non di certo! Nella loro umiltà, il loro intento era solo quello di esternare la loro unicità spirituale, le loro emozioni, le loro gioie, le loro ansie, situate nelle profondità del loro ego, con lo scopo, seppur invano, di rapportarsi con il mondo materialista, abituato ad un linguaggio del tutto pragmatico, privo degli attributi umani essenziali, per immedesimarsi nelle loro visioni.  

Effettivamente, che cosa vuol dire essere un poeta?

Per me è un termine, a dir poco, grossolano, il cui fine, per molti scrittori, specie quelli moderni, costituisce solo un modo per arricchirsi, insinuandosi nel campo della celebrità, come persone speciali, provviste di talento, sperando poi di essere impressi negli annuali della storia, come guide esistenziali, erogando dei pensieri da assimilare e citare all'infinito, per generare un mostro globale, di sapienza ingannevole.

Ma che sarà mai questo talento?

Questo termine è menzionato dai mass-media, come una condizione esclusiva, per fregiarsi di quella notorietà artistica, da anteporre alle opere, le quali, per quanto brillanti e perfette siano, a mio avviso, rimangono sempre prive di vita e di anima. Per questo motivo, penso che, questo vocabolo, andrebbe bandito dai dizionari, poiché, oltre a costituire un ostacolo, per chi vorrebbe materializzare, anche con dei semplici segni, i propri sentimenti, le proprie sensazioni, rappresenta pure uno sfregio verso quei visionari del passato, il cui proposito, ripeto, era solo quello di esprimersi, in termini spirituali, al mondo intero.

Molti non sanno, che qualsiasi comune mortale, avrebbe le capacità di liberare la propria creatività visionaria; mi riferisco a quella peculiarità sensitiva unica al mondo, presente in quel bambino antico, rimasto ad oziare per parecchio tempo, nelle viscere del proprio spirito, in cui, il vero obbiettivo, non era diventare famosi ed arricchirsi, ma era solo quello di esplorare e scandagliare quel grande libro chiamato Madre Natura, ovvero, quel giardino meraviglioso, messo a disposizione da Dio Onnipotente Creatore, Colui che È, per poi riuscire a trasmettere, con un linguaggio prettamente armonioso, equilibrato, l’unicità, i propri colori, di quell'arcobaleno che significa Vita.

Purtroppo nel mondo materialista, la maggior parte della gente, senza rendersene conto, viene canalizzata, dal veleno dei mass-media, verso un’esistenza asettica, lineare e strumentale, poiché sopraffatti, per non dire sottomessi, dalle teorie e dalle tendenze estremamente invasive, che colpiscono, come un virus, l’unicità spirituale dell'ego, che costringe l’intera umanità a rinchiudersi in un loculo mentale, “ante mortem”.

Non sto parlando della morte fisica, ma di quella spirituale! 



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