Il riscatto dal peccato originale di Gesù Cristo, tanto osannato, continua ad essere sfruttato ai fini di lucro, dalle religioni, considerate indegnamente cristiane 

 Adelio Morales Vaquez

L’umanità, essendo condannata a invecchiare e a morire, per la disubbidienza a Dio Onnipotente Colui che È, viene riscattata dal sacrificio di sangue di Gesù, l’uomo senza peccato. Tale vicenda storica, essendo per molti equivocata, oltre ad essere sfruttata dalle religioni ai fini di lucro, viene soffocata dalle teorie false e tendenziose, dei cosiddetti Grandi Maestri della cultura, che la fanno apparire come una leggenda, da menzionare ogni qualvolta si debba fare dell’ironia.

Questi semplici passaggi storici significativi, così in sintonia fra loro, come possono generare equivoci? 

1- Adamo ed Eva, disubbidendo a Dio Onnipotente Creatore, Colui che È, vengono privati della perfezione e condannati a invecchiare e a morire.

2-  Il sacrificio dell’agnello di Abele costituisce un grande atto di fede e soprattutto un gesto di consapevolezza, di un’espiazione, per la disubbidienza di Adamo ed Eva. Purtroppo la suddetta disubbidienza si paga con la morte e, per la Giustizia Divina, non è certamente il sacrificio di un agnello, ad avere la capacità necessaria per redimere l’uomo. Nonostante tutto, Dio Onnipotente, Colui che È, mostra grande interesse, alla predisposizione di Abele, poiché, assieme al suo gesto sacrificale, conferma, alla Giustizia Divina, l’esistenza di una parte spiritualmente ancora integra nell'uomo, benché flebile, che va preservata a tutti i costi.  

3- L’ubbidienza, di Abraamo, ovvero quel gesto di sacrificare suo figlio Isacco, equivale ad un patto formale con Dio Onnipotente, Colui che È, e vuole pure motivare, alla Giustizia Divina, l’esigenza di un riscatto che possa portare il conto in pari, ovvero, alla liberazione dell’uomo dal fardello del peccato originale e riavere così la perfezione.

4- Dio Onnipotente, Colui che È, con la suddetta richiesta di sacrificio, non vuole assolutamente mettere alla prova l’ubbidienza di Abraamo, anzi, non ha nessun dubbio a riguardo, ma intende solo dimostrare, alla suddetta Giustizia Divina, che nell'uomo, in fondo, ancora giace, seppur in maniera fievole, quell'integrità originale, che va preservata.

5- Che cos'è il peccato? L’uomo ha l’idea di cosa significhi? Non del tutto! Per lui il peccato, per ora, è la disubbidienza a Dio Onnipotente Colui che È, ma non basta. Si deve formalizzare una legge divina, con cui giudicare l’umanità! Ecco che puntualmente Dio Onnipotente Colui che È, rende pubblico, su delle tavole di pietra, servendosi di Mosè, i dieci comandamenti. Ovviamente, impossibile per l’uomo imperfetto, schiavo del peccato, seguirli alla lettera, ma non è quello il punto, dal momento che servono per offrire un corpo al peccato, dal quale giustificare e trasmettere all'uomo l’esigenza di un Salvatore.

6-Il proposito di motivare alla Giustizia Divina, di permettere a Dio Onnipotente, Colui che È, a sacrificare suo figlio unigenito, per la liberazione e la salvezza dell’uomo, inizia a prendere corpo.

7-L’unigenito figlio di Dio Onnipotente, Colui che È, immedesimandosi come uomo, Gesù, acquisendo tutte le sue debolezze, si trova ad affrontare una dura prova di fedeltà verso suo Padre Dio, molto importante: dopo avere digiunato per 40 giorni, a differenza del primo uomo, Adamo, riesce a superare le tentazioni di Satana. Questa prova risulta essere una chiara dimostrazione, che, in fondo, la predisposizione dell’uomo, ovviamente libero dal peccato originale, può essere voltata verso la mansuetudine.

8- Il riscatto definitivo, che consiste nel sacrificio di sangue dell’uomo puro, senza peccato, Gesù, libera finalmente il genere umano dal peccato originale, consentendo, a chi nutre la propria unicità spirituale, con la sua carne, ovvero, a chi segue i suoi insegnamenti, e a chi beve del suo sangue, ossia, a chi fa tesoro del suo sacrificio, di oltrepassare la porta della Vita.

9- Mai più sacrifici di sangue, poiché il sangue di Gesù Cristo apre la porta della Vita, per chi volesse varcarla.


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