Lasciarsi ammaestrare dall'ipocrisia del mondo dell'informazione e dall'obbrobrio dei Grandi Maestri della cultura, del mondo preesistente, equivale a distruggere la propria unicità, i propri colori, la propria identità, la propria Vita

Adelio Morales Vaquez

Ormai lo sanno pure le pietre: il mondo preesistente non è a misura d'uomo! La sua struttura non soddisfa affatto le normali esigenze esistenziali primarie dell’umanità, come dovrebbe essere!

Allora, perché non porsi delle domande a riguardo? Perché l'uomo, con una conformazione predisposta alla perfezione, è costretto a soccombere, a fronte di un’esistenza così inappropriata, così insopportabile, così subumana? Per caso, l’umanità deve espiare una grave colpa commessa dall'origine? Se così fosse, verso chi? Ovviamente, considerando l’entità della condanna, a chi altri, l’uomo potrebbe avere arrecato un grave torto, se non al suo creatore, Dio Onnipotente, ovvero, Colui che È? La percezione dell’uomo è in grado di attingere a dei riscontri di questo genere?

Sicuramente, l’uomo è ancora dotato di un certo grado d’intendimento, per acquisire delle risposte a riguardo, però dipende dalla sua pertinacia a contrapporsi alle tendenze esistenziali e alle dottrine filosofiche del mondo attuale.

Non è una novità che la maggioranza della gente sia sempre stata e continui ad essere assoggettata, con un condizionamento introspettivo e psicologico spietato, dall'informazione di massa. Lo scopo di questa ingerenza psicologica e spirituale verso l’uomo, simile a una flebo tossica, è quello di canalizzarlo verso un’esistenza comune a tutti, esclusivamente materialistica, asettica, lineare e strumentale, priva cioè di quegli attributi necessari, che gli diano la possibilità di oltrepassare il raggio visivo delle proprie scarpe.

L’uomo è stato concepito per possedere il dono dell’unicità, ovvero, dotato di  un’identità  spirituale, che gli permetta, innanzitutto, di essere libero di decidere, di autogestirsi, di usufruire cioè di quelle doti percettive innate e uniche, quanto basta, per contrapporsi e difendersi dagli abituali concetti persecutori del pensiero collettivo, espressa dal mondo dell’informazione, e dalle teorie tendenziose dei mostri della cultura, che riducono notevolmente la capacità percettiva e creativa.

L’uomo ha il dovere morale, verso il suo creatore, Dio onnipotente, Colui che È, di  alzare  lo sguardo dai rispettivi piedi e di liberare quelle potenzialità creative, intuitive, uniche al mondo, rimaste ad oziare da quando era bambino, o meglio, sin dall'origine, per scrollarsi di dosso quel letame di incoerenza, che è costretto a memorizzare, dal primo giorno di scuola, costituito, più che altro, dalle nozioni filosofiche e scientifiche distorte, concepite dalla presunzione dei filosofi, degli scienziati, dei cosiddetti Grandi Maestri del passato, glorificati a tal punto, da apparire come esseri soprannaturali, o peggio, mostri divoratori di anime e spiriti viventi.

L’evoluzione non esiste! È una follia! L’equilibrio naturale e la perfezione non possono venire alla luce senza l’ausilio di una creatività e di un’intelligenza sopraffina. L’uomo non proviene dai primati! L’uomo d’oggi è tale e quale a quando fece la sua prima comparsa sulla terra, con le stesse identiche caratteristiche cognitive e razionali di base, come del resto pure qualsiasi creatura vivente esistente tutt'ora, escludendo, ovviamente, certe specie estinte. La creazione quindi non è un’utopia, ma è un dato di fatto! Pure Dio l’Onnipotente Creatore, Colui che È, esiste e non si manifesta come un emblema o un idolo religioso, da adulare con la consueta cantilena e nenia, ma come persona dotata di un corpo spirituale, a cui devolvere attenzione e sincerità, con spirito e verità.

Malattia, vecchiaia e morte, non fanno parte della Vita, come la notte non è il giorno e il buio non è la luce.

Perché negare un’evidenza così lampante?

La presunzione dei cosiddetti Grandi Maestri e degli scienziati è tale, da dirigere i loro passi in un labirinto di contraddizioni paradossali, solamente per negare l’evidenza tangibile della creazione  e dell’esistenza di Dio Onnipotente, Colui che È, come una persona spirituale.

L’umanità sta vivendo una condanna transitoria, per la disubbidienza del primo uomo, Adamo, ma, nonostante tutti ne conoscano la circostanza, viene concepita come una vicenda leggendaria, da menzionare ogni qualvolta si debba fare dell’ironia, poiché soffocata dalle teorie false e tendenziose sull'evoluzione, dei cosiddetti Grandi Maestri della scienza.

Aldilà di tutto, come tutti dovrebbero sapere, Gesù Cristo, come uomo, con tutte le sue debolezze, si trovò ad affrontare una dura prova di fedeltà verso suo Padre Dio Onnipotente, Colui che È, molto importante: dopo avere digiunato per quaranta giorni, riuscì a superare le tentazioni di Satana. Questa prova risultò essere un primo riscatto, per dimostrare, alla Giustizia Divina, che nell'uomo, in fondo, ancora giace, seppur in maniera flebile, quell'integrità originale, che va preservata per fare emergere, il buono che è in lui.

Il sacrificio di sangue dell’uomo senza peccato, Gesù, libera finalmente il genere umano dal peccato originale, ovvero, dalla disubbidienza del primo uomo, Adamo, oltre a svelare la verità, sull'origine dell’umanità.

Mai più sacrifici di sangue, poiché il sangue di Gesù apre la porta della Vita, agli uomini che tengono fede ai suoi insegnamenti, nutrendosi della sua carne, per preservare, in ognuno di loro, il proprio spirito, la propria unicità antica, la propria identità spirituale, dall'ipocrisia, dall'obbrobrio dei Grandi Maestri della cultura, del mondo preesistente. È di vitale importanza convincersi che la suddetta vicenda storica sacrificale di Gesù Cristo, è reale, non è una leggenda, o peggio, un ciondolo portafortuna, un idolo, religioso da adulare con lagnanze e ritornelli, per raggiungere chissà quale grazia.

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